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I giovani tornano all’agricoltura: con tanti motivi, una speranza e la voglia di sporcarsi le mani (Foto)

Mercoledì 2 aprile a Reggio Calabria ha avuto inizio il ciclo di seminari “Lavorare è un’impresa” promosso dalla Biblioteca del Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea. Il seminario inaugurale ha avuto come protagonista Domenico Cersosimo (professore di Economia Regionale dell’Università della Calabria) che ha svolto il tema “Tracce di Futuro: i giovani e l’impresa agricola in Italia”.

Davanti a un pubblico attento e numeroso di studenti e docenti, il Prof. Gulisano, direttore del Dipartimento, ha introdotto il seminario rapportandolo all’attuale situazione socio-economica: “I recenti dati statistici sulla disoccupazione giovanile in Italia restituiscono un quadro drammatico: nel 2013 si è andati oltre il 41% registrando il tasso più alto dal 1977. Eppure, in controtendenza, dal comparto agricolo viene qualche segnale di speranza: nel 2013 gli addetti all’agricoltura al di sotto dei 35 anni sono cresciuti del 5,1%. Il fenomeno interessa anche l’università: mentre a livello nazionale nel 2013 si è registrato un crollo complessivo delle nuove iscrizioni (-12,5%), ad Agraria si è invece avuto un notevole incremento (+45%). Le tre A di Agraria noi le abbiamo pensate come Agricoltura, Ambiente, Alimenti: i giovani, più che in passato, intravedono in questi campi il loro futuro”.

Il Prof. Di Fazio, delegato ai servizi di Biblioteca, presentando il ciclo di seminari ne ha sottolineato le intenzioni culturali: “Il titolo - Lavorare è un’Impresa - esprime le difficoltà occupazionali contingenti, ma vuole anche ricordare che il lavoro comporta un mettersi in gioco: intraprendere un’avventura costruttiva con cui non solo si producono beni e servizi, ma parallelamente si realizza la piena dignità della persona e si contribuisce al bene comune. I seminari da noi programmati intendono offrire strumenti culturali per affrontare le sfide del lavoro, proponendo soprattutto incontri con chi lavora già, per scambiare punti di vista, indicare esempi, costruire reti concrete di collaborazione, orientare lo studio e individuare percorsi sensati che connettano l’università con le realtà imprenditoriali locali”.

Il seminario del Prof. Cersosimo ha preso lo spunto da un suo recente libro, intitolato per l’appunto “Tracce di futuro”, in cui l’autore compie una interessante ricognizione del mondo dei giovani agricoltori italiani attraverso interviste esplorative. Un mosaico di storie individuali e aziendali che restituisce un’immagine compiuta della realtà attuale, evidenzia i problemi, ma offre anche fondati motivi di speranza. Cersosimo ha sottolineato che “L’aspetto più drammatico della situazione italiana è l’invecchiamento della popolazione, aggravato dalla scarsa considerazione che i giovani ricevono nelle politiche nazionali. Invece, bisogna capire che quando un giovane entra nel mondo del lavoro, nel tessuto produttivo, vi introduce fattori di innovazione importanti”. Nell’agricoltura, nell’azienda agricola, ciò è ancor più evidente: “Viviamo una società e un’agricoltura senilizzate. Un anziano – ha detto Cersosimo - ha un approccio conservativo, non proietta l’azienda verso il futuro, ha un orizzonte limitato. Un giovane invece vede il tempo che ha davanti e assume un orizzonte di programmazione più ampio; fa con coraggio investimenti a medio e lungo termine, è più aperto all’innovazione, è portatore di una visione più moderna dell’agricoltura, che non è solo produzione primaria, ma anche trasformazione, servizi. La facilitazione dell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro perciò dovrebbe essere un’assoluta priorità”. L’attenzione si è poi spostata sulla relazione tra la formazione ricevuta e la scelta lavorativa. Quanto dai giovani la scuola è ritenuta come importante per prepararsi al lavoro?

“I giovani agricoltori hanno avuto col mondo della scuola un rapporto ambivalente. Molti considerano la scuola un’esperienza interlocutoria, preliminare a quella lavorativa. La scuola in questo caso è vista perciò come una perdita di tempo se non offre strumenti culturali per affrontare la realtà concreta. Quando la scuola si è immischiata di più con la loro vita, con la realtà territoriale e lavorativa del vissuto quotidiano, allora per i giovani è divenuta un’esperienza decisiva per la scelta aziendale. A volte basta solo un’insegnante, più sensibile e più attento...come in una storia che ho raccolto nel mio volume. Invece, spesso la scuola e l’università non fanno ‘sporcare le mani’, tanto che ancor oggi l’esperienza pratica, il lavoro manuale o il lavoro artigianale, anche quello alto, non ricevono la giusta attribuzione di dignità culturale, né la giusta considerazione nei percorsi formativi. Invece, in altri contesti europei, il mondo dell’istruzione, sin dal livello primario, educa a un rapporto con la concretezza; ci si sporca davvero le mani, letteralmente, e l’esperienza pratica o lavorativa non è un “dopo”, ma un “durante”, qualcosa che si accompagna allo studio e continuamente interagisce con esso. E ciò migliora la capacità cognitiva generale dello studente”.

Infine, Cersosimo ha osservato come la scelta lavorativa dei giovani spesso coincida con l’opzione tra diversi modi di vivere che si presentano loro davanti: “I giovani che oggi scelgono l’agricoltura scelgono anche uno stile di vita, non necessariamente migliore di quello urbano, ma certamente diverso. Riscoprono un rapporto più diretto con la natura, i cicli stagionali, la corporeità, il senso della fatica. Vogliono vivere la soddisfazione di raccogliere direttamente, senza mediazioni, il frutto del proprio lavoro. Sono più attenti verso la multifunzionalità dell’agricoltura: sono sensibili alle scelte ambientali, fanno agriturismo, promuovono la qualità. Vogliono vendere direttamente anche i loro prodotti stabilendo con il consumatore un rapporto di fiducia: il prodotto non è più anonimo, ha una faccia, rivela un tessuto di relazioni – tra le persone, con il territorio”

Alla comunicazione del relatore è seguito un vivace e stimolante dibattito con il coinvolgimento del pubblico. Al termine, il Prof. Di Fazio ha presentato il prossimo seminario del ciclo. L’appuntamento è ancora alla Biblioteca di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria per Mercoledì 9 marzo alle 15.30; relatore sarà il dott. Carmine Lupìa che svolgerà il tema “Il fenomeno Valli Cupe: un’esperienza di turismo ambientale sostenibile”.

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