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Agraria| Resoconto “In cerca di Cibo” con Stefano Bocchi su agri-culture e biodiversità.

Giovedì 28 aprile, alla presenza di un pubblico numeroso, si è svolto il terzo seminario del ciclo “In cerca di cibo: tra le pagine, dalla terra alla tavola, per una società conviviale”, promosso dalla Biblioteca del Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Il seminario ha avuto come tema “Il paesaggio è una tavola imbandita: cibo, biodiversità, agri-culture” ed è stato tenuto da Stefano Bocchi, professore ordinario di Agronomia e Coltivazioni erbacee dell’Università di Milano. In introduzione Salvatore Di Fazio, delegato ai Servizi di Biblioteca, ha illustrato il tema del seminario ponendolo in continuità con quello svolto dal prof. Vito Teti nella settimana precedente. Stefano Bocchi, autorevole curatore scientifico del Parco della Biodiversità di Expo2015, ha quindi presentato il suo ultimo libro “Zolle”, pubblicato nel 2015 da Raffaello Cortina editore. “Mi è piaciuto scegliere questo titolo perché la zolla è il simbolo per eccellenza dell’agricoltura- ha detto l’Autore -. La zolla ci parla della intrinseca e stabile capacità produttiva del suolo e al tempo stesso si offre al lavoro dell’uomo”. Il libro è organizzato in sette capitoli, corrispondenti a sette diverse storie che segnano momenti o aspetti cruciali dell’evoluzione dell’agricoltura attraverso i secoli. “In ciascun capitolo ho voluto organizzare il testo su tre livelli”, spiega Bocchi: “ogni capitolo parte da un racconto, ne sviluppa l’approfondimento e si chiude con la posizione di considerazioni critiche e una bibliografia specifica, con le quali il lettore è chiamato a confrontarsi”.
Il primo racconto, nel libro, si situa nell’area di Uadi el Natuf nella Galilea Meridionale, dove si può dire l’agricoltura abbia avuto origine. Nel villaggio di Karmiel gli archeologi ritrovano i resti di un banchetto rituale di 12.000 anni fa, come dire che la convivialità, la condivisione del surplus produttivo caratterizzano le società sin dall’era protoagricola. I natufiani praticano lo “slash and burn” la tecnica del taglia e brucia per la prima colonizzazione del terreno strappato al bosco. Complessi ecosistemi si trasformano in agroecosistemi. L’agricoltura e le sue tecniche progrediscono non solo nel tempo, ma anche nello spazio, conquistando nuovi territori di diffusione a una velocità che, nei primi millenni, è stimabile in 1km l’anno. Il problema è sempre quello, trovare strategie e tecniche agronomiche che garantiscano il giusto e complesso equilibrio tra i fattori in gioco (acqua, terra, clima, vegetazione spontanea e piante coltivate) e tra le diverse modalità d’uso del territorio e dei sistemi insediativi: il villaggio, l’orto, i campi, i pascoli, la selva. Il progresso avviene con continuità ma anche con scarti drammatici, al mutare dei paradigmi di riferimento. Le acquisizioni confermatesi attraverso le generazioni si consolidano e si trasmettono con la trattatistica, giungendo sino a noi. Bocchi ferma così l’attenzione su tre testi fondamentali del pensiero agronomico, a cominciare dal primo manuale di agronomia, il codice di Ninurta risalente all’era dei Sumeri, per poi passare all’opera di Vavilov “Origine e geografia delle piante coltivate” (1931) e al recente “Agroecology” (2007) di Gliessman. Proprio quest’ultimo testo aiuta a tracciare una prospettiva, per guardare bene il futuro dal punto terminale dell’affascinante percorso compiuto dall’agricoltura. Lento all’inizio, poi a grandi passi, dal rinascimento ad oggi: dalla grande innovazione della rotazione colturale fino all’affermazione della cosiddetta “rivoluzione verde”. Questa, a partire dagli anni ’50 e dagli USA, si può dire sia stata l’apripista per gli attuali sistemi produttivi agricoli di tipo industriale. Da allora, con il consistente impiego della meccanizzazione e dell’innovazione scientifica e tecnologica, con la specializzazionesempre più spinta, si è avuto un notevole incremento della produttività agricola, non senza effetti negativi sul suolo, sull’ambiente, sulle comunità. Ecco, allora, che la condizione attuale ci costringe a rivedere radicalmente il pensiero agronomico, collocando l’agricoltura in modo organico all’interno del più complesso rapporto tra le comunità e i loro territori. “Occorre passare” – secondo Bocchi – “da un approccio specialistico e semplificatore a un approccio sistemico in grado di abbracciare la complessità, ricercando un miglior equilibrio tra l’agricoltura, la società e l’ambiente; ovvero, ricercando l’ottimizzazione dell’uso delle risorse alle diverse scale – globale, territoriale, aziendale – non solo per la produzione di beni, alimentari e non, ma anche per la fornitura di servizi ecosistemici ambientali e sociali”. Alla presentazione del libro è seguito un vivace dibattito cui hanno preso parte tra gli altri i proff. Monti, Tamburino e Gresta. In conclusione il Prof. Di Fazio, ringraziando il Prof. Bocchi per il suo prezioso contributo, ha presentato infine il prossimo seminario, incentrato sui temi dello scarto alimentare e del suo riutilizzo all’interno delle reti di carità e di solidarietà. Martedì 3 maggio alle ore 11 ne parlerà Giorgio Paolucci, scrittore e giornalista, presentando il suo libro “Se offrirai il tuo pane all’affamato...”, nel quale si raccontano i valori ispiratori e l’esperienza di Banco Alimentare.

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