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AgrariaUniRC|Nell’ambito delle attività didattiche integrative. Visita tecnica nella Piana di Sibari

I giorni 30, 31maggio e 1 giugno 2018, nell’ambito delle attività didattiche integrative rivolte agli studenti del corso di laurea magistrale in Scienze e Tecnologie Agrarie (LM69), è stata realizzata una visita tecnica nella Piana di Sibari presso la Società cooperativa agricola OSAS-Campo Verde, l’Azienda zootecnica Fratelli Nola e l’Azienda risicola Masseria Fornara.
La Società cooperativa agricola OSAS, è costituita dall'unione di circa quattrocento Aziende che, situate tra i comuni di Cassano Allo Ionio, Castrovillari e Corigliano Calabro, hanno consolidato la loro presenza sui mercati nazionali ed internazionali nel settore della produzione e confezionamento di frutta fresca (clementine, nettarine, pesche, percoche, albicocche, susine, arance, mandarini, uva da tavola, pere e kiwi, prevalentemente).
Il Gruppo Campoverde è sorto con l’obiettivo di effettuare un’attenta opera di riconversione dei vigneti, sia sotto il profilo varietale che di adattamento a forme d’allevamento più razionali. In una fase successiva è nata la cantina dotata delle più moderne tecnologie di vinificazione.
L’Azienda zootecnica F.lli Nola rappresenta un modello di riferimento per tutto il meridione per l’allevamento sostenibile delle vacche da latte. Gaetano Nola, infatti, ha saputo costruire, insieme al fratello Giuseppe, un allevamento di vacche da latte della razza Frisona italiana che non ha confronti con nessun altro nel Mezzogiorno per numeri (circa 2.000 capi, tra cui vacche in lattazione, manze, vitelle, vitelli e vitelloni) e per management aziendale.
L'Azienda agricola Masseria Fornara produce un riso di altissima qualità, sia per la tecnica di coltivazione innovativa adottata, sia per le condizioni pedoclimatiche adatte al tipo di coltura che la Piana di Sibari garantisce.

30 maggio 2018
All’arrivo presso la sede della Cooperativa ortofrutticola OSAS, situata in contrada Ciparsia, nel comune di Castrovillari (CS), studenti e corpo docente sono stati accolti dal tecnico aziendale dott. Francesco Guarino che ha presentato ai convenuti, in maniera schematica ma esaustiva, la struttura della Società cooperativa, la ripartizione delle superfici coltivate a fruttiferi e le relative produzioni, i laboratori e l’articolazione dei servizi offerti ai soci tra i quali: la commercializzazione dei prodotti; l’assistenza tecnica; l’esecuzione di analisi fogliare, analisi del terreno e loro interpretazione; l’acquisto di fertilizzanti, fitofarmaci, di macchine agricole; le richieste di finanziamento; la produzione vivaistica; la sperimentazione di nuove varietà; il controllo dei residui di fitofarmaci e lo smaltimento delle confezioni vuote dei prodotti fitosanitari. Quest’ultimo compito è demandato alle singole Aziende che provvedono allo stoccaggio e consegna ad operatori autorizzati per lo smaltimento nel rispetto della normativa vigente.
Il dott. Guarino ha, infine, illustrato il sistema di tracciabilità dei prodotti che, con l’ausilio di codici a barre, consente di individuare le partite facenti parte di ciascun lotto di produzione assicurandone la completa rintracciabilità per qualsiasi evenienza. Durante tale presentazione, non è mancata la possibilità di interazione e proficua discussione e approfondimento con gli studenti e i docenti.

Nel pomeriggio, gli studenti hanno potuto visitare il laboratorio chimico della struttura, riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole e da ACCREDIA, dove, da parte della dr.ssa Fiorella Perciaccante, hanno ricevuto ampia informazione, dimostrazione pratica ed illustrazione sui principi, i metodi e sulla strumentazione utilizzata per la determinazione analitica dei residui di fitofarmaci e altri contaminanti chimici su ortofrutta, cereali, foraggio ecc.. Questo servizio oltre che essere fornito ai soci della Cooperativa viene anche svolto per conto terzi.
Il controllo dei residui di prodotti fitosanitari viene effettuato su ogni blocco di produzione su campioni prelevati in campo prima di iniziare la raccolta. In caso di non conformità la raccolta viene bloccata fino a che i valori analitici non rientrano nei limiti di legge.

Nel prosieguo, gli studenti hanno avuto modo di visitare il centro di condizionamento e confezionamento. Questo centro, in cui viene consegnata tutta la produzione dei soci, ha una superficie coperta di 20.000 metri quadrati, una capacità frigorifera di 5.000 tonnellate e una potenzialità di lavorazione di 70 tonnellate di frutta l’ora. Il dott. Guarino ha accompagnato gli studenti lungo le moderne linee di lavorazione, peraltro in piena fase di lavorazione su varietà precoci di nettarine, pesche e albicocche, illustrando loro le fasi di calibratura elettronica, lavaggio, pesatura e confezionamento della frutta.

31 maggio 2018
Nella mattinata del 31 maggio, il dott. Guarino e diversi tecnici aziendali hanno accompagnato gli studenti in visita presso alcune Aziende frutticole specializzate nella produzione di pesche, nettarine, actinidia e uva da tavola. Il prof. Gelsomino, presentando la carta dei suoli della Regione Calabria (ARSSA, 2003), ha introdotto le caratteristiche pedoclimatiche e geologiche della provincia pedologica di Sibari e dei sotto-sistemi pedologici oggetto della visita tecnica. Per ciascuna specie, dopo aver chiarito tutti i punti relativi alle varietà e portinnesti più utilizzati, forme di allevamento, sistemi di potatura, diradamento dei frutti e raccolta, il dott. Guarino si è soffermato, in particolare, sui principali aspetti di gestione agronomica adottata nelle Aziende associate. Gli studenti hanno dimostrato un elevato interesse e hanno partecipato alle spiegazioni interagendo con quesiti e interventi pertinenti riguardanti gli argomenti di seguito descritti.
- Piano di concimazione e di fertirrigazione: effettuato dopo l’esecuzione di analisi fogliari, del terreno e rilevamenti agroclimatici, secondo una programmazione periodica di prelievi ed accertamenti. Il piano viene convalidato dall’Ufficio Tecnico e distribuito ai soci. Con questo sistema l’apporto di azoto e potassio è stato ridotto del 50% e quello a base di fosforo del 30% rispetto alle quantità fornite in precedenza.
- Gestione del suolo: è limitata a 1-2 interventi nell’interfilare con erpice a denti o a dischi, mentre il controllo delle infestanti sul filare, realizzato in precedenza con erbicidi, attualmente viene operato meccanicamente. In alcuni frutteti viene adottato l’inerbimento dell’interfilare con periodiche trinciature del cotico erboso.
- Irrigazione: tutti i frutteti e gli agrumeti sono dotati di impianti di irrigazione a microportata con possibilità di effettuare uno o più turni giornalieri e la fertirrigazione. La quantità di acqua da somministrare viene determinata tramite computer applicando il metodo Penman-Monteith modificato FAO per il calcolo di ET0, il dato viene comunicato a tutte le Aziende associate sotto forma di ETC, dopo essere stato corretto con dei Kc in funzione della coltura presente nelle singole aziende e al relativo stadio fenologico. Per quasi tutti i fruttiferi il valore massimo del Kc, pari a 1, viene adottato esclusivamente durante la fase di ingrossamento e maturazione dei frutti. Con questi sistemi le Aziende sono state in grado di ridurre notevolmente le quantità di acqua e fertilizzanti somministrati. Su questi aspetti, gli studenti hanno dimostrato di essere dei validi e competenti interlocutori e ne è scaturito un dibattito complessivamente vivace, istruttivo e, a tratti anche, critico tanto che, alla fine, hanno ricevuto i complimenti del personale tecnico aziendale per l’elevato livello di preparazione manifestato.
- Difesa fitosanitaria: il dott. Guarino ha tenuto a precisare agli studenti che, in tutte le aziende OSAS, sin dal 1988, viene adottata esclusivamente la difesa integrata con l’obiettivo di limitare il numero di trattamenti con prodotti chimici di sintesi; utilizzare fitofarmaci selettivi per l’entomofauna utile e meno tossici per gli operatori; ridurre i residui ed ottenere produzioni sane ed eco-compatibili. A tale scopo vengono sistematicamente impiegate le tecniche e le metodologie più moderne per il monitoraggio dei principali fitofagi e/o patogeni. Il monitoraggio ha l’obiettivo di individuare il momento più opportuno per effettuare i trattamenti antiparassitari riducendone il numero; i trattamenti, infatti, vengono eseguiti soltanto al superamento della soglia oltre la quale il parassita può causare un danno economico alla produzione. Su oltre 1250 ettari di pesco viene attuata la difesa contro la Cydia molesta e l’Anarsia lineatella con il metodo della confusione sessuale che consente il quasi totale abbattimento dei trattamenti chimici. I dati del monitoraggio sono informatizzati: i dati, mediante lettura ottica dei codici a barre installati sulle trappole, vengono trasmessi al PC della sede centrale e consentono la preparazione di un bollettino fitosanitario per parassita ed area omogenea da inviare ai soci tramite gli esperti frutticoli. Tutte le macchine irroratrici vengono regolarmente sottoposte a taratura da parte di enti autorizzati con rigorosa verifica della sicurezza delle stesse.
I risultati ottenuti dai controlli sui frutti raccolti hanno evidenziato, sulla maggior parte dei campioni, assenza di residui nei frutti delle varietà precoci e livello inferiore al 50% del residuo massimo ammesso negli altri casi.
A quest’ultimo proposito, il dott. Guarino ha tenuto a precisare che la priorità assoluta per l’Azienda è rappresentata dalla sicurezza degli operatori
Le aziende associate sono dotate di maschere per polveri ed aerosol, occhiali, guanti, tute impermeabili e stivali per ciascun operatore, come richiesto dalla vigente normativa.
Alcune aziende fanno usare agli addetti ai trattamenti caschi con ventilazione forzata e relativi filtri al posto delle maschere, o sono dotate di trattrici con cabine pressurizzate con filtri a carboni attivi.

Il pomeriggio del 31 maggio è stato dedicato alla visita presso la Cooperativa di Cantine Campoverde dove gli studenti sono stati ricevuti dal sig. Luca Rosanova che ha iniziato con la descrizione della struttura. Nel 2007, il gruppo Campoverde ha investito 3 milioni e mezzo di euro per la realizzazione di questa cantina altamente tecnologica con una capacità produttiva di un milione di bottiglie.
La cooperativa di Cantine Campoverde è nata per volontà di alcuni viticoltori calabresi, che hanno puntato sulla valorizzazione della storia enologica del Pollino. L’azienda produce vini legati al territorio e rappresenta una realtà che sta acquisendo con gli anni sempre maggiore importanza.
Le aziende che conferiscono alle Cantine Campoverde sono tre: Cerzitello, Santa Venere e Ferrocinto. In complesso si tratta di circa 120 ha di vigneti, impiantati tra il 2002 e il 2004, coltivati ad altitudini comprese tra i 150 e i 500 metri s.l.m.
La tenuta Ferrocinto, inclusa, per la data del primo giugno, nel programma di visite degli studenti, rappresenta la punta di diamante del gruppo
La produzione delle Cantine Campoverde è stata concepita su tre linee, una destinata alla GDO italiana ed europea e le altre due alla ristorazione, una delle quali è proprio la Ferrocinto.
L’Azienda si è avvalsa di uno dei massimi esponenti del settore enologico come Marco Monchiero, tuttora consulente, a cui si è affiancato in pianta stabile Stefano Coppola, purtroppo assente nel giorno della visita. I vitigni autoctoni calabresi ricoprono il 60% dell’intera superficie: magliocco calabrese e aglianico fra le uve rosse e greco bianco e montonico fra le bianche; a queste si affiancano cabernet sauvignon, chardonnay, merlot, sauvignon e moscato.
L’aver dimostrato che la Calabria può produrre grandi vini induce tuttora l’Azienza alla ricerca di vitigni autoctoni. Su quest’ultimo aspetto, la prof.ssa Albanese ha fatto presente che è sorta una collaborazione tra Società Campoverde e Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria ed ha illustrato agli studenti il lavoro condotto. A questo proposito, viene allegata in coda alla presente relazione, una breve nota sui risultati ottenuti nell’ambito della collaborazione.

1 giugno 2018
La mattina del primo giugno gli studenti e il corpo docente sono stati accolti direttamente dai Fratelli Nola presso l’Azienda che porta il loro nome.
Dopo il discorso di benvenuto da parte dei due fratelli che hanno fatto la storia dell’agricoltura calabrese (fondatori di OSAS, Campoverde e, appunto, Azienda Zootecnica F.lli Nola) è iniziata la visita aziendale sotto la sapiente guida del responsabile zootecnico Antonio Vavolizza il quale ha spiegato che l’indirizzo produttivo è quello del latte; l’Azienda dispone, infatti, di circa 2000 capi bovini di razza Frisona italiana, di cui oltre la metà in produzione e la restante parte formata da rimonta, vacche in asciutta e, solo in minima parte da vitelli e vitelloni dato che l’azienda utilizza, come riproduzione, la fecondazione artificiale col sessaggio degli embrioni.
L’organizzazione della stalla, progettata per garantire la massima efficienza sotto il profilo tecnologico, innovativo e di benessere degli animali, nel tempo è stata migliorata mediante l’eliminazione della zona di esercizio troppo ampia, dove le vacche andavano in decubito sporcandosi, e l’inserimento di due lunghe pensiline. La ristrutturazione delle cuccette, rese più adeguate e comode per il riposo delle vacche, ha avuto un immediato ritorno in termini di produzione di latte grazie ad un miglior riposo degli animali.
Anche in campo alimentare è stata curata l’innovazione e resa più efficiente la trasformazione degli alimenti in latte pur riducendo il costo dell’alimentazione: obiettivo raggiunto diminuendo l’apporto di mangimi concentrati, acquistati all’esterno, e incrementando quello di insilato di mais e triticale coltivati, in rotazione, dalla stessa azienda.
La cura per l’alimentazione del bestiame si è spinta al punto da essere individualizzata attraverso la tecnologia degli autoalimentatori, particolari mangiatoie nelle quali il mangime cade già regolato dal computer nel tempo e nella quantità in base alla produzione individuale di latte di ciascuna vacca che viene riconosciuta grazie al transponder che porta intorno al collo.
Il protocollo produttivo prevede il seguente schema: interparto 12 mesi; lattazione 10 mesi; asciutta 2 mesi. L’età media delle fattrici è di 5/6 anni in modo da garantire 3 lattazioni. La rimonta è interna e, grazie alla fecondazione artificiale sono state migliorate le performances delle fattrici.
Non è stato tralasciato, infine, il rinnovamento della sala mungitura, ora semiautomatica a pettine da 24+24 poste, dove si è conclusa la visita aziendale.
Il latte prodotto viene conferito alla Società Granarolo con sede a Cosenza.
La paglia sporca e la lettiera permanente vengono utilizzate per alimentare un impianto a biogas da cui si produce energia in parte utilizzata dall’Azienda e in parte venduta all’esterno.

Nel pomeriggio le visite sono proseguite presso i vigneti della tenuta di Ferrocinto, anche questi di proprietà della Famiglia Nola, e negli agrumeti del Gruppo OSAS.
Anche in questo caso, come già nelle Aziende visitate in precedenza, la presentazione è stata affidata a dei tecnici di comprovata esperienza: il dott. Luigi Di Vinco e il dott. Salvatore Maurello hanno condotto una dettagliata e stimolante descrizione delle attività condotte rispettivamente nei vigneti e negli agrumeti. In entrambi i casi, le tecniche di coltivazione adottate riflettono la filosofia portata avanti dal gruppo OSAS e già descritta per i frutteti visitati nella mattinata del 31 maggio.
Le tenute di Ferrocinto comprendono un suggestivo complesso di vigneti che rappresentano il principale rifornimento di uve per la Cantina Campoverde. Situate su una collina dove, la perfetta alternanza della piovosità, dell’insolazione e la posizione del luogo hanno favorito l’impianto di vitigni di ottima qualità: come già affermato, infatti, sono presenti vitigni autoctoni di magliocco, aglianico, greco bianco e montonico, ma anche chardonnay e cabernet sauvignon, vitigni internazionali coltivati per la produzione di vini fortemente richiesti dalla clientela estera.
In particolare, i proff. Zappia e Gullo hanno contribuito attivamente alla discussione con spunti riguardanti i portainnesti adottati, i sistemi di potatura e le tecniche agronomiche utilizzate.
Gli studenti, infine, hanno potuto visitare il campo catalogo che ospita le accessioni frutto della collaborazione tra Dipartimento di Agraria e Campoverde citata in precedenza.

La visita è proseguita presso uno degli agrumeti associati al gruppo OSAS e sito in località Doria nel comune di Cassano.
Anche in questo caso la presentazione da parte del dott. Maurello si è incentrata sulle tematiche di tecnica agronomica trattate per gli altri frutteti per poi essere ulteriormente arricchita sugli aspetti relativi al sistema di allevamento e alla scelta dei nuovi portainnesti man mano che si procede con i reimpianti.
Qualche perplessità è sorta quando il dott. Maurello ha descritto il metodo di fertilizzazione dell’agrumeto effettuato con il digestato degli impianti di biogas presenti presso l’Azienda zootecnica dei fratelli Nola. Sono state, infatti, presentate le caratteristiche del digestato e le prescrizioni normative che ne guidano l'impiego come ammendante sia in agricoltura convenzionale che in regime biologico. A questo proposito qualche intervento critico è stato mosso dagli studenti riguardo al fatto che il digestato apportato al terreno, mancando di materiali ricchi di lignina, presenti nella lettiera, che sono alla base della formazione dell'humus, non potrebbe produrre alcun miglioramento della fertilità del suolo; di contro, la sua applicazione, oltre certe quantità può trovare, a causa della rapida mineralizzazione, limitazioni sotto diversi punti di vista quali eccessivo apporto di sali e di sodio, inquinamento delle falde e dei corsi d’acqua. L'argomento sollecita il dibattito sulla necessità di formulare forme di gestione coerenti sia con la coltura sia con le caratteristiche del contesto pedoclimatico di riferimento.
Tuttavia, il dott. Maurello ha tenuto a precisare che la somministrazione del digestato va fatta soltanto sulla base del suo potere concimante. In altri termini, ne viene apportata una quantità equivalente al contenuto di elementi nutritivi strettamente necessari alla coltura.

L’ultima parte delle visite è stata dedicata alla risicoltura in Calabria. Infatti, anche se può sembrare inconsueta la presenza, in una Regione del sud Italia, di una specie con esigenze idriche così elevate, ha spiegato agli studenti il dott. Perciaccante dell’Azienda risicola Masseria Fornara, la risicoltura prese piede in queste zone dopo le bonifiche, quando risultò necessario rendere produttivi i terreni salmastri della piana che l’eccessiva salinità rendeva inadatti all’agricoltura limitando la produttività di altre specie. Questo è stato reso possibile, comunque, anche grazie alla ricchezza di acqua proveniente dal massiccio montuoso del Pollino, distante dalla piana di Sibari solo una quindicina di chilometri in linea d’aria.
La produzione di riso in Calabria rimane, tuttavia, esigua rispetto alle grandi risaie del Nord ed è limitata a circa 15.000 quintali tra riso e risone ottenuti su una superficie complessiva di circa 600 ha compresa tra i comuni di Cassano allo Ionio e Corigliano.
Il dott. Perciaccante ha illustrato le principali tecniche agronomiche adottate. Le tenute di Masseria Fornara contano circa 60 ettari L’impianto della risaia viene eseguito a maggio. La tecnica di coltivazione utilizzata dall'azienda agricola Masseria Fornara è quella della tradizione: il riso viene coltivato in sommersione, germina in acqua, ove rimane sino alla trebbiatura. La durata del ciclo produttivo è di 135 giorni, molto più breve rispetto alle risaie settentrionali. All'inizio occorreva una quantità d'acqua maggiore, per via del livello non omogeneo delle vasche, ma grazie al progredire della meccanizzazione con strumenti quali la livella laser è stato possibile perfezionare il livellamento, si è passati dai 25-30 ai 7-10 cm d’acqua con un considerevole risparmio di risorse.
Grazie alla presenza delle risaie e ai metodi di lotta integrata adottati in esse, che hanno consentito una netta riduzione nell’uso di fitofarmaci, l'ambiente faunistico offerto dalla risaia è divenuto straordinario: cicogne, aironi, cavalieri d'Italia e molte altre specie hanno, infatti, fatto ritorno nella Piana di Sibari.
Negli appezzamenti viene seguita una rotazione triennale: riso, maggese nudo (consente al terreno di asciugarsi), orzo; dopo quest’ultima specie, particolarmente tollerante ai terreni salini, la risalita del sale per capillarità impone il nuovo inserimento della risaia. Come fertilizzante viene esclusivamente utilizzata la pollina proveniente da allevamenti presenti in zona.
Sono state, inoltre, discusse le problematiche relative alla gestione dei suoli salini ed al mantenimento della loro fertilità.
Terreni salmastri e temperature miti, ha proseguito il dott. Perciaccante, consentono di ottenere dei risi con caratteristiche organolettiche di elevata qualità grazie alla loro consistenza, sapidità e integrità. Tra le varietà più coltivate rimane in vetta il carnaroli bianco o integrale, adatto a tutte le preparazioni, per la sua consistenza, sapidità e integrità; è il più adatto ai risotti; il karnak, varietà realizzata per mutazione genetica dal riso carnaroli, rispetto al quale presenta una taglia più bassa di circa 40 cm; il gange, una tipologia di riso aromatica simile al basmati; il nerone di colore ebano, adatto per piatti a base di pesce e, ancora, sono prodotti anche i classici originario e arborio.
La visita alle risaie si è conclusa alle ore 19,00, al termine della quale, gli studenti unanimi si sono dichiarati pienamente soddisfatti dell’esperienza condotta nelle tre giornate. Infatti, le visite, oltre che offrire loro occasioni pratico-applicative di quanto appreso in teoria, hanno mostrano realtà economiche tra le più interessanti e innovative di diversi settori produttivi dell’agricoltura Calabrese e rappresentato un importante momento di orientamento nel mondo del lavoro, oltre a rafforzare i legami tra Università e Territorio.
Parimenti soddisfatti si dichiarano i docenti, che auspicano un consolidamento ed ampliamento delle già proficue relazioni tra Aziende del settore agroalimentare e Dipartimento di Agraria, anche coinvolgendovi un numero più ampio di competenze sia per quanto riguarda le attività formativo-didattiche, sia per quello che concerne le attività di ricerca.
I sottoscritti docenti desiderano infine ringraziare sentitamente i Titolari, i Dirigenti ed il Personale tutto delle Società ospitanti, per la disponibilità, la cura ed il coinvolgimento pieno nell’iniziativa, supportandone pienamente e fattivamente la realizzazione.

Giovanni Agosteo
Giuliana Albanese
Bruno Bernardi
Matteo Bognanno
Antonio Gelsomino
Gregorio Gullo
Carmelo Santonoceto
Leonardo Schena
Francesco Sunseri
Rocco Zappia

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