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Fondazione Mediterranea Terina, tecnologia al servizio della qualità agroalimentare

Ubicata al centro della Calabria, a Lamezia Terme, con i suoi 40 ettari di aree esterne da adibire a giardini e a un Arboretum e i suoi 40 mila metri quadrati di superficie coperta in cui sono collocati laboratori di ricerca, la più grande area convegni presente sul territorio e l’ambizioso progetto dell’allestimento di un Polo di innovazione dedicato alle imprese agroalimentari, la Fondazione Mediterranea Terina si presenta come una delle strutture più all’avanguardia della Regione e non solo. Dall’integrazione del laboratorio di chimica qualità e sicurezza degli alimenti dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e dei laboratori di ricerca della Fondazione, è nato il Laboratorio tecnologico regionale per la sicurezza e la qualità degli alimenti e il testing di nuove tecnologie, a supporto dell’innovazione di processo e prodotto, specializzato nel settore agroalimentare e agroindustriale. Attualmente questo Laboratorio è l’unico in Calabria a disporre di una sezione specializzata nello studio dei contaminanti alimentari ed in particolare nello studio delle micotossine, metaboliti secondari prodotti da funghi altamente tossici, noti come i killer silenziosi, e purtroppo presenti in modo diffuso in alimenti e bevande la cui contaminazione riguarda l’intera filiera. Gli studi riguardano non solo sistemi innovativi per rilevare la presenza ma anche studio e caratterizzazione - anche genetica - dei ceppi tossigeni e i rapporti tra matrice-fungo-tossina. Si pensi che la Fao ha accertato che il 25% delle derrate alimentari mondiali è contaminato da micotossine. Grazie all’attività del Laboratorio, è stata sviluppata l’unica piattaforma al momento esistente di tracciabilità e rintracciabilità multifiliera per la valorizzazione delle produzioni tipiche e di nicchia basata su tecnologia Rfid integrata con dati da microsistemi multisensoriali e genomici, utilizzata per esempio per le produzioni da specie officinali (bergamotto, origano, liquirizia, cedro ecc), in grado di fornire informazioni non solo inerenti la tracciabilità della filiera ma anche la qualità del prodotto stesso. Da sottolineare l’applicazione di microsistemi multisensoriali per il controllo della qualità degli alimenti che rappresenta l’alternativa più promettente rispetto alle tecniche analitiche classiche basate si costose e complesse analisi (per esmepio sistemi cromatografici), per ottenere sistemi innovativi caratterizzati da dimensioni ridotte, bassi consumi, rapidità di analisi e bassi costi. I sistemi si basano sulla discriminazione tra le impronte olfattive dell’emissione odorosa degli alimenti direttamente connesse alla sua qualità. In particolare, sono al momento disponibili applicazioni per il controllo di qualità dell'olio di oliva, del vino e dei prodotti ortofrutticoli, degli oli essenziali e delle spezie. I medesimi sistemi sono applicati allo studio della shelf-life, ossia alla conservabilità nel tempo, dei prodotti alimentari. Sempre presso i laboratori della Fondazione Terina, a partire da specie vegetali della flora mediterranea e da materiale di scarto dell’industria di conservazione e di trasformazione di prodotti alimentari, utilizzando tecnologie estrattive compatibili con un possibile impiego alimentare, sono stati studiati numerosi estratti e isolati specifici principi attivi ad azione antiossidante, antimicrobica, nutriceutica, colorante e aromatizzante e antiparassitaria. I sistemi di estrazione con fluidi supercritici, qui sviluppati unitamente ai sistemi basati su membrane di nano/ultrafiltrazione, costituiscono alternativa ai processi tradizionali di estrazione che utilizzano principalmente, solventi organici. Le innovazioni messe a punto riguardano, altresì, lo studio di principi attivi naturali, in particolare estratti da specie vegetali, ad azione antiparassitaria e la loro formulazione allo scopo di favorirne l’impiego nelle pratiche agricole di tipo ecocompatibile in alternativa alle molecole di sintesi. La Fondazione Terina è oggi un polo d’eccellenza dedicato all’integrazione tra il sistema della ricerca e della conoscenza, attraverso un network di relazioni con le Università italiane e straniere tra cui quelle afferenti al network “Mediterranean Group on Pesticide Research and Food Safety” e l’Unione delle Università del Mediterraneo che riunisce ben 86 Università dell’area, e quello dell’impresa. Un mix di idee e di progetti di ricerca, che si concretizzano in un facilitatore istituzionale in grado di trasferire l’innovazione con una strategia centrata sui bisogni dell’utilizzatore, ossia delle imprese, con focus su quelle innovative e con una filosofia fuori dagli schemi correnti: creazione di relazioni all’interno di uno spazio dedicato alla condivisione e all’integrazione tra domanda e offerta di innovazione, un luogo sempre aperto presso le cui strutture ogni imprenditore ha libero accesso e può usufruire dei servizi messi a disposizione, e ogni ricercatore è disponibile all’ascolto e alla collaborazione. Attualmente l’organico della struttura deputata a ricerca industriale e sviluppo sperimentale è composto da 12 tra ricercatori e tecnici di ricerca, tre dottorandi di ricerca, due ricercatori a tempo determinato. Ma non è sempre stato così. “La struttura presso cui ha sede la Fondazione Mediterranea Terina è stata costruita con i fondi della legge 64/86 ed è stata poi abbandonata per molti anni. Nel marzo del 1998, grazie all’intuizione dell’allora presidente della Regione, Giuseppe Nisticò, la struttura è stata restituita ai cittadini attraverso la costituzione di una società di gestione pubblica che ha permesso di avviare il processo di trasformazione in un centro di ricerca nel settore agroalimentare”, spiega l’attuale presidente della Fondazione, Leopoldo Chieffallo, all’epoca consigliere di amministrazione della nascente società. Nell’area hanno così trovato casa in poco tempo un centro di ricerca Ispel, del ministero della Salute, un consorzio pubblico-privato per le nuove tecnologie, una sede del Cnr specializzato in fisica dell’atmosfera, il centro cartografico regionale, l’Università Mediterranea di Reggio Calabria con la facoltà di Agraria, che qui avvia un polo didattico e decentra un laboratorio di ricerca specializzato in chimica, qualità e sicurezza degli alimenti. E’ con i fondi del POR 1994-1999 che la struttura viene completata e ristrutturata e, con il successivo progetto finanziato dal Miur, ideato, coordinato e attuato da Mariateresa Russo, responsabile scientifica dell’attuale Fondazione nonché docente e ricercatore della Università Mediterranea, che si è provveduto all’ammodernamento delle strutture destinate a ospitare i laboratori di ricerca, l’allestimento dei laboratori stessi, la creazione del complesso impiantistico pilota e la formazione di ricercatori e tecnici di ricerca, una parte dei quali, oggi, è impiegata nel centro di ricerca. “Abbiamo lavorato e stiamo lavorando per invertire il rapporto tra domanda e offerta di innovazione, partendo da una cosa semplice: ascoltare i bisogni dalle imprese e integrare l’offerta in termini di competenze, conoscenze, strumenti e servizi. Le imprese del settore agroalimentare e agroindustriale hanno esigenze specifiche e differenti rispetto ad altri settori. In una regione come la Calabria non è facile, ma i primi risultati confermano la validità della strada intrapresa”, afferma Mariateresa Russo. Al fine di proseguire su questo cammino, la Regione Calabria ha inteso supportare le attività della Fondazione affidandogli la strutturazione di un centro servizi per le imprese dove agli spazi destinati ai laboratori saranno affiancati quelli destinati ad ospitare le imprese e un incubatore per nuove start up. Le imprese insediate, e non, potranno beneficiare di convenzioni per prove di laboratorio e certificazioni necessarie per la loro internazionalizzazione. La Fondazione è stata indicata inoltre dall’attuale Presidente della Regione quale sede principale del Polo di innovazione regionale tematico sulle filiere agroalimentari di qualità che integrerà, attorno alla Fondazione, imprese, centri di ricerca ed Università. La Fondazione guarda oggi a tutto il Mediterraneo e, nell’ambito dei network internazionali di cui è parte, ha avviato con l’Università Mediterranea di Reggio Calabria la costruzione della Piattaforma euro-mediterranea per la cooperazione e la sicurezza alimentare, strumento che, con l’istituzione della Scuola mediterranea per l’innovazione agroindustriale, intende operare a supporto dello sviluppo guardando con particolare attenzione alle potenzialità dell’imminente apertura della Zona di libero scambio dell’area mediterranea (prevista per il 2010). Proprio a tal fine è allo studio la proposta di un piano di supporto a start up internazionali caratterizzate non solo dall’essere imprese innovative ma anche composte da una compagine societaria di giovani ricercatori di diversa provenienza con basi operative sia in Calabria sia in altre zone e Paesi dell’area mediterranea. Scritto da Michaela Carboni, advisor di comunicazione e partner dPixel

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